Tour de France, Tadej Pogačar ricorda la vittoria del 2020: “In Slovenia erano arrabbiati con me, avrebbero preferito la vittoria di Roglič”

L’epilogo del Tour de France 2020 è passato alla storia. Alla penultima tappa, la cronometro individuale de La Planche des Belles Filles, Tadej Pogačar ha completato un sorpasso quasi impensabile alla vigilia, salendo dal secondo al primo posto della classifica generale e andando così a prendesi il successo che lo ha consacrato agli occhi del grande pubblico. La “vittima” di quell’impresa, firmata da un ragazzo di appena 21 anni, fu il suo connazionale, Primož Roglič, costretto ad accontentarsi del secondo posto finale.

Alla vigilia del Tour de France 2023, Pogačar ha ricordato quel momento della sua carriera, sottolineando come non sia stato infarcito di soli festeggiamenti: “All’epoca c’erano sentimenti molto contrastanti – le parole di Marjeta, madre del corridore sloveno, poi vincitore anche nel 2021 e secondo nel 2022, riportate da Ride –  Primož è uno sportivo che ha molto prestigio in Slovenia e in quell’occasione fu battuto da un ‘nuovo arrivato’. A tante persone quel finale non andò giù e alcuni finirono per arrabbiarsi con Tadej”.

Il fenomeno della UAE Team Emirates conferma: “Qualcuno in Slovenia è ancora arrabbiato con me e io a volte mi sento come se debba ancora dimostrare il mio valore. All’epoca, nel 2020, non ho neanche festeggiato la vittoria come avrei voluto in patria. Non è stato il ritorno a casa che sognavo da vincitore del Tour de France. Prima della cronometro erano tutti convinti che Roglič avrebbe vinto e sia io che la mia squadra eravamo già rassegnati al secondo posto: per noi era già un grande successo, con tre vittorie di tappa e la Maglia Bianca. Poi, però, come corridore dai sempre il massimo e provi sempre a vincere. È quello che ho fatto quel giorno: ho avuto l’opportunità e l’ho colta. E posso dire che quel giorno è stata la grande svolta della mia carriera”.

Pogačar, che ora di anni ne ha 24, ricorda anche la “sconfitta” che lui ha accusato qualche anno dopo, per mano di Jonas Vingegaard, nel Tour de France 2022: “Ovviamente, quel giorno sul Col de Granon, non mi sono divertito, ma penso sia stata una bella tappa da guardare in televisione. Io corro così, è l’unico modo che conosco. A volte funziona, a volte no. Ma non ho intenzione di cambiare, anche perché un secondo posto non può essere una cosa deludente, che ti cambia in peggio l’esistenza. Io ho una vita bellissima, vado in bici tutti i giorni, pedalo con gli amici, mi fermo per strada a bere il caffè e ogni tanto mangio dei dolci. Per me è già una vittoria guadagnarmi da vivere con il ciclismo e poter vivere una vita del genere. Ovviamente, ci sono giorni in cui stare seduto in sella per 6 ore non è divertente, ma devi essere orgoglioso e felice di quello che hai fatto in allenamento od ottenuto in una gara”.

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